Tutte le foto pubblicate in questo blog sono di Luisa Siddi, tranne diversa indicazione in didascalia

martedì 11 agosto 2015

Diario veronese 2


Dopo settimane di sogni intensi, stanotte né si dormiva, né si sognava, eccetto frammenti di situazioni angoscianti. Ho imparato un sacco di cose finora e moltissime le ho dimenticate.




Una mi è sempre ben chiara: quando il tuo letto è una nave in tempesta, accendi la luce a apri un libro. Ne ho aperto tre, il vento era molto forte ed erano i soliti tre a cui non avevo ancora osato chiedere cosa si erano detti su quella panchina al capolinea del 71, incuranti ( o forse no) delle lucertole che distraevano la mia attenzione. Semplifichiamo gli interlocutori con delle iniziali: 
F. (Foucault ne "Il pensiero del fuori" edizione con ancora una volta un quadro di magritte in copertina)
Br. (Breton ne "i manifesti del surrealismo)
Ben ( Benjamin ne "Il viaggiatore solitario e il flaneur - saggio su Bachofen"). Quest'ultimo me l'ha prestato Erik prima di partire e gli altri due personaggi ringraziano.

La scena la ricordiamo, sole, uccellino nido, tronco d'albero, leoni all'ingresso di un cimitero e pollini vari. lucertole, ovviamente.

Esordisce Ben, tanto per cambiare con una citazione (di Bachofen):
Ben:"L'impressione che produsse in me l'aspetto di questo luogo di eterna pace fu tanto più profonda dal momento che non conoscevo altri luoghi simili eccetto due casi…Devo a queste visite il primo impulso che mi ha spinto allo studio del mondo funerario degli antichi, che mi ha portato altre due volte in Italia e ha ricevuto nuovi stimoli in Grecia…
F. (approfittando dei puntini di sospensione): Nonostante le molteplici consonanze, si è qui ben lontani dall'esperienza in cui alcuni hanno l'abitudine di perdersi per ritrovarsi.
Br (sentendo aria di polemica): l'idea di surrealismo tende semplicemente al recupero totale della nostra forza psichica con un mezzo che non è altro se non la discesa vertiginosa in noi stessi, l'illuminazione sistematica dei luoghi nascosti e l'oscuramento progressivo degli altri luoghi, la deambulazione perpetua in piena zona interdetta.


Hanno continuato, poi si arriva al simbolo, al linguaggio. Per ora lasciamo così. intanto ho iniziato le mie ricerche sul Torbido, di nome Francesco e ho visto una sua pala d'altare a San Fermo, veramente brutta. Ho dovuto anche pagare il biglietto per entrare in chiesa, ma ormai ho annusato una cattiva strada. Non so se il Torbido l'abbia dipinta solo brutta o anche volutamente ridicola. Perché fuggì in fretta e furia da Venezia? se farò in tempo andrò in biblioteca (che è grande e bellissima), altrimenti di tempo ne avrò.