Tutte le foto pubblicate in questo blog sono di Luisa Siddi, tranne diversa indicazione in didascalia

martedì 4 agosto 2015

Diario veronese






Dal diario di primavera, quella del 2014. Più interessante leggere i diari passati che quelli futuri.






Verona è una città strana, bella nonostante il fiume. non riesco proprio a lasciare andare lo sguardo su qualcosa di così grande e così torbido. se non fosse per anatre, paperette e volatili vari. 

Poi tutti quei lucchetti su un filo d'acciaio steso sul torbido.

Chi era Torbido? devo cercare. 

A Torbido era intitolato il viale che oggi è dedicato ai partigiani. Curioso che la toponomastica sulla resistenza sia tutta concentrata attorno al cimitero. Non voglio trarre conclusioni affrettate.

Ci sarà un  confine tra l'efficienza del nord est e l'humour noir involontario? L'autobus 71 ha un percorso che va dall'ospedale al cimitero, da capolinea a capolinea. facesse sola andata, sarebbe efficienza, ma andata e ritorno mi fa ridere da sola in mezzo alla strada.

Qui i miei capelli quasi turchini suscitano diffidenza. Forse anche altrove, ma altrove la gente sa stare zitta, qui devono proprio commentare a voce alta. C'è un terrore nell'aria di non essere normali. Descrivo a pennellate grosse ovviamente.


Io passeggio sorridendo rassicurante.

Stanotte ho sognato la classe di S'umbra e tante cose. Costruivamo un foto racconto in cui c'erano due immagini uguali in successione. Chiedevo se era una scelta, uno sbaglio o se c'era qualche piccola differenza che non riuscivo a vedere. Ma mi piaceva. 

Poi delle lucertole.

Stamattina ho voluto prendere il 71.

All'ingresso del cimitero due leoni che si guardano in modo buffo. 
Un bel parco intorno. 
Un uccellino caduto dal nido.

In effetti gatti non ne ho ancora visto, a parte quelli della padrona di casa, ma non riesco mai ad accarezzarli, perché i barboncini sono molto gelosi.

Tutti sembrano avere almeno un cane.

Una dolcissima primavera, piccole nuvole,  pollini di pioppi e olmi. Non sono allergica. 

Mi siedo su una panchina e faccio la magia di tirar fuori dallo zaino Breton, Benjamin e Foucault, li lascio seduti vicino a me a chiacchierare, chissà cosa si son detti. 

Forse più tardi chiedo. Intanto alzo gli occhi e c'è un albero dritto dritto difronte a me. Sulla corteccia del tronco, al sole, due lucertole iniziano a giocare. Il dubbio di un corteggiamento si scioglie alla base del tronco.

Qui a Verona ho visto due lucertole che facevano l'amore. 


Poi Suz mi ha detto che flaneur si può usare anche al femminile. Ciao ciao Benjamin, nulla di personale. Flaneuse Lu