Capita di pensare, nitide, queste
parole. A rifletterci non hanno alcun senso razionale. Eppure
arrivano lucide alla coscienza. E' un'immagine definita, non è una
similitudine “è come se mi piangesse il cuore”. E' diretta. Se
è probabile che l'essere umano abbia iniziato a costruire il
linguaggio per metafore, questa potrebbe essere molto antica.
Codifichi piangere, codifichi cuore, a cui metaforicamente addizioni
il significato di anima, ed ecco un'espressione che parla,
chiaramente.
Mi piange il cuore
E' un'identità corporea ed emozionale
che poche espressioni hanno. Ho il sangue alla testa, mi scoppia la
bile, mi frulla nello stomaco, è un pugno in un occhio etc etc,
tutto questo esprime sensazioni reali, fisiologicamente possibili. Ma
il cuore non piange. Può spezzarsi, ma non piangere. Ed è così che
spesso questa espressione si traduce dall'italiano in altre lingue
(ma non ne so abbastanza e mi piacerebbe saperne di più).
Sicuramente nell'iconografia religiosa c'è il cuore trafitto, il
cuore che sanguina, il cuore trafitto in mano e così via, ma mai un
cuore che singhiozza come un bambino. I riutilizzi religiosi di miti
precedenti di solito tendono a cambiare funzione, sottilmente. E così
il cuore trafitto può essere che diventi un senso di colpa mio o di
chi mi è vicino.
Invece.
Mi piace pensare che Mi piange il
cuore sia una nostalgia antica, chissà come sopravvissuta. C'è
chi la nutre di poesia romantica, chi di prosaico cinismo, comunque
con il compiacimento di chi nutre.
Poi resta che mi piange il cuore
e vorrei la consolazione da me data al mio
cuore.
Questo è un blog di fotografia, più o
meno e io sono, più o meno, una fotografa. Se un'espressione
linguistica ha questa forza immaginifica, come trovare un'immagine
che mi riconduca in quel sentiero antico dove abbiamo trovato le
parole?