Tutte le foto pubblicate in questo blog sono di Luisa Siddi, tranne diversa indicazione in didascalia

giovedì 17 gennaio 2013

Mi piange il cuore


Capita di pensare, nitide, queste parole. A rifletterci non hanno alcun senso razionale. Eppure arrivano lucide alla coscienza. E' un'immagine definita, non è una similitudine  “è come se mi piangesse il cuore”. E' diretta. Se è probabile che l'essere umano abbia iniziato a costruire il linguaggio per metafore, questa potrebbe essere molto antica. Codifichi piangere, codifichi cuore, a cui metaforicamente addizioni il significato di anima, ed ecco un'espressione che parla, chiaramente.
Mi piange il cuore
E' un'identità corporea ed emozionale che poche espressioni hanno. Ho il sangue alla testa, mi scoppia la bile, mi frulla nello stomaco, è un pugno in un occhio etc etc, tutto questo esprime sensazioni reali, fisiologicamente possibili. Ma il cuore non piange. Può spezzarsi, ma non piangere. Ed è così che spesso questa espressione si traduce dall'italiano in altre lingue (ma non ne so abbastanza e mi piacerebbe saperne di più). Sicuramente nell'iconografia religiosa c'è il cuore trafitto, il cuore che sanguina, il cuore trafitto in mano e così via, ma mai un cuore che singhiozza come un bambino. I riutilizzi religiosi di miti precedenti di solito tendono a cambiare funzione, sottilmente. E così il cuore trafitto può essere che diventi un senso di colpa mio o di chi mi è vicino.
Invece.
Mi piace pensare che Mi piange il cuore sia una nostalgia antica, chissà come sopravvissuta. C'è chi la nutre di poesia romantica, chi di prosaico cinismo, comunque con il compiacimento di chi nutre.

Poi resta che mi piange il cuore e vorrei la consolazione da me data al mio cuore.

Questo è un blog di fotografia, più o meno e io sono, più o meno, una fotografa. Se un'espressione linguistica ha questa forza immaginifica, come trovare un'immagine che mi riconduca in quel sentiero antico dove abbiamo trovato le parole?