Ho paura di volare, perché volare è
bellissimo.
Se esistesse un rappresentante
commerciale del prodotto essere umano (forse c'è) il suo campionario
sarebbe in un aeroporto. E' diverso dalla stazione ferroviaria, dalla
fiera campionaria, dalla prigione, nell'ora d'aria (questa l'ho messa
perché fa rima, ma è una forzatura, anche se logica).
Oggi non ho paura e osservo. C'è una
donna di circa 70 anni, con i capelli grigi, in impeccabile caschetto
alla francese. Io con il mio taglio punk, fucsia e fuori età, attiro
un po' l'attenzione. Mi facilita l'incontro degli sguardi. Una
bimba, con fantastica gonna di pizzo sangallo rosa, ciuccio in tinta,
non abbassa gli occhi, mi fissa. Primo volo, piccina. Sarà
bellissimo e forse te lo ricorderai. Una venticinquenne abbronzata,
dovrei dire abbrustolita, dal week end in Sardegna, si avvicina al
check in con l'aria annoiata di chi timbra il cartellino da 25 anni.
Gli scienziati, in viaggio per qualche congresso, li riconosco a
vista. Hanno lo zainetto, l'occhio curioso (anche qui!) e vestono
male quanto me, ma più giustificati.
Straniere interessate.
Io non capisco perché si debba
nascondere l'emozione di volare. Non è naturale, volare. Volare
è strano. Sicuro, d'accordo, qualunque cosa voglia dire. Ma è
strano ed è bellissimo. Tienilo nel tuo sguardo. E' la memoria di un
essere bipede, senza ali, che trova il modo per andare in alto, molto
più in alto di quanto gli concederebbero i suoi muscoli flessori.
Altezze guadagnate, godiamocele. E via quell'espressione annoiata..
Non mi hanno dato il posto-finestrino.