Tutte le foto pubblicate in questo blog sono di Luisa Siddi, tranne diversa indicazione in didascalia

sabato 20 luglio 2013

L'Impossibile Reciprocità - I parte


Riporto la trascrizione di una conferenza sulla fotografia, che ho tenuto alla Cittadella dei musei di Cagliari, lo scorso dicembre. Non era rivolta a specialisti. Quindi nulla di nuovo, ma un insieme di riflessioni che procedono a tasselli successivi. Per non annoiare troppo, la pubblico a puntate.





Alla ricerca dell'essenza del mezzo espressivo. A giudicare dalla gran parte della produzione attuale, almeno quella che vende di più, la fotografia è ammalata di una schizofrenia profonda, come se avesse perso un senso di propria completezza.
Foto:Samuel Aranda
World Press Photo 2012
Da un lato una ricerca puramente formale, estetica vuota che si riduce a formalismo. 
Dall'altro, in un finto binomio contradditorio estetica/etica c'è il fotogiornalismo spettacolare, proiettore di morte, di sangue e dolore (sempre quello degli altri). Così come il formalismo fotografico si maschera dietro una ricerca estetica, così questo genere di fotogiornalismo si maschera dietro la presunta istanza etica del “dover informare”. 

Per il momento, anche se il mio punto di vista è già palese, non procediamo alla verifica o alla falsificazione di queste due affermazioni del discorso.

Proviamo a procedere dall'inizio di quella strada che in tanti e in tante hanno intrapreso per cercare di capire qual è l'essenza peculiare della fotografia. Cos'ha questo linguaggio che nessun altro linguaggio possiede e che esercita un'immediata fascinazione (sempre più diffusa)?
da "La camera chiara"
Un aspetto essenziale l'ha individuato Roland Barthes nel suo libro “La camera chiara”. Un aspetto fondamentale e definente la fotografia è che rappresenta ciò che è stato. Tutto il saggio di Barthes è intriso di una potente malinconia, una nostalgia strutturale. La materializzazione dell'assurdo temporale nell'esempio del “E' morto e sta per morire”, foto di un condannato a morte, poco prima dell'esecuzione, unito alla consapevolezza della posa di chi sa che resterà bloccato in quelle fattezze nel tempo.
Qui ci sarebbe da fare un inciso sulla labilità della memoria fotografica, a proposito di fotografia analogica e digitale, ma la rimandiamo eventualmente al dibattito.
Ritorniamo ai nostri scavi di ricerca sull'essenza della fotografia.
C'è un altro aspetto che ritengo fondamentale ed è l'incredibile potenziale di menzogna della fotografia. “Una fotografia vale più di mille bugie” ha detto qualcuno. 
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/03/23/non-dire-falsa-testimonianza/
Perché? Perché la fotografia ha raggiunto la massima aspirazione di gran parte degli artisti occidentali fino al XVII secolo: la rassomiglianza. Che nel XVIII secolo crolla per lasciare il posto a una teoria della rappresentazione.
Facciamo ancora un piccolo salto e arriviamo a Magritte nelle sue due versioni di “Questo non è una pipa”.
“La seconda versione – cito Foucault – moltiplica manifestamente le incertezze volontarie”. Ora vorrei sapere quanti e quante tra voi, di fronte per esempio alla fotografia di una montagna, pensano “questo non è una montagna”.
L'inganno riuscito della fotografia è quello di farci retrocedere al fascino della verosimiglianza, ignorando secoli di discorso critico sulla rappresentazione e incantandoci come babbei ingenui difronte a un simulacro di realtà, a un conio strumentale di “verità”. E non sto parlando banalmente di fotoritocco. Dalla macchina fotografica più semplice che si possa immaginare, fino alla più complessa, la fotografia è essenzialmente un punto di vista, che può essere facilmente spacciato per verità in virtù della verosimiglianza. 
Un inganno antico. (continua...)