Riporto la trascrizione di una
conferenza sulla fotografia, che ho tenuto alla Cittadella dei musei
di Cagliari, lo scorso dicembre. Non era rivolta a specialisti.
Quindi nulla di nuovo, ma un insieme di riflessioni che procedono a
tasselli successivi. Per non annoiare troppo, la pubblico a puntate.
Alla ricerca dell'essenza del mezzo
espressivo. A giudicare dalla gran parte della produzione attuale,
almeno quella che vende di più, la fotografia è ammalata di una
schizofrenia profonda, come se avesse perso un senso di propria
completezza.
Da un lato una ricerca puramente formale, estetica vuota
che si riduce a formalismo. Dall'altro, in un finto binomio contradditorio estetica/etica c'è il fotogiornalismo spettacolare, proiettore di morte, di sangue e dolore (sempre quello degli altri). Così come il formalismo fotografico si maschera dietro una ricerca estetica, così questo genere di fotogiornalismo si maschera dietro la presunta istanza etica del “dover informare”.
Foto:Samuel Aranda World Press Photo 2012 |
Per il momento, anche se il mio punto di vista è già palese, non procediamo alla verifica o alla falsificazione di queste due affermazioni del discorso.
Proviamo a procedere dall'inizio di
quella strada che in tanti e in tante hanno intrapreso per cercare di
capire qual è l'essenza peculiare della fotografia. Cos'ha questo
linguaggio che nessun altro linguaggio possiede e che esercita
un'immediata fascinazione (sempre più diffusa)?
da "La camera chiara" |
Qui ci sarebbe da fare un inciso sulla
labilità della memoria fotografica, a proposito di fotografia
analogica e digitale, ma la rimandiamo eventualmente al dibattito.
Ritorniamo ai nostri scavi di ricerca
sull'essenza della fotografia.
C'è un altro aspetto che ritengo
fondamentale ed è l'incredibile potenziale di menzogna della
fotografia. “Una fotografia vale più di mille bugie” ha detto
qualcuno.
Perché? Perché la fotografia ha raggiunto la massima
aspirazione di gran parte degli artisti occidentali fino al XVII
secolo: la rassomiglianza. Che nel XVIII secolo crolla per lasciare
il posto a una teoria della rappresentazione.
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/03/23/non-dire-falsa-testimonianza/ |
Facciamo ancora un piccolo salto e
arriviamo a Magritte nelle sue due versioni di “Questo non è una
pipa”.
“La seconda versione – cito
Foucault – moltiplica manifestamente le incertezze volontarie”.
Ora vorrei sapere quanti e quante tra voi, di fronte per esempio alla
fotografia di una montagna, pensano “questo non è una montagna”.
L'inganno riuscito della fotografia è
quello di farci retrocedere al fascino della verosimiglianza,
ignorando secoli di discorso critico sulla rappresentazione e
incantandoci come babbei ingenui difronte a un simulacro di realtà,
a un conio strumentale di “verità”. E non sto parlando
banalmente di fotoritocco. Dalla macchina fotografica più semplice
che si possa immaginare, fino alla più complessa, la fotografia è
essenzialmente un punto di vista, che può essere facilmente
spacciato per verità in virtù della verosimiglianza.
Un inganno antico. (continua...)
Un inganno antico. (continua...)